Mercoledì 2 giugno 2010:
festeggio la Repubblica ed il giorno di vacanza, malamente infrasettimanale, a modo mio.
Niente ponte!, dunque occorre approfittare di queste strane 24 ore biellesi nel cuore della settimana: ed è per questo che, alle 6.40, parcheggio la mia ciabatta a ruote presso il Colle San Carlo, 1031 metri, al disopra del Santuario di Graglia e della Bossola di Netro.
Video: panoramica dalla Punta Tre Vescovi
Non c’è nessuno, l’aria è piacevolmente fresca, le betulle stormiscono.
Ho pensato di salire a vedere quanta neve sia rimasta sulla Colma di Mombarone, il grande monte dalla lunga cresta che par nascere direttamente dalla Serra, dividendo il Biellese dal Canavese, dalla Bassa Valle: ero salito nel 2007 e dunque è tempo di tornare a rivedere questa bella vetta.
Parlando francamente, questo percorso (sentiero B7) è idilliaco durante la primavera, ma non in seguito. Le Prealpi Biellesi, d’estate, sembrano evocare le nubi dalla torrida piana sottostante, mentre i sentieri in bassa quota vengono inghiottiti dall’esplosione vegetale. Oggi invece salgo bene, di buon passo, nel rado boschetto; al suolo i giovani orbettini sembrano incerti su come organizzare la loro prima giornata.
Sono partito alle 6.55, salendo verso occidente.
La fascia boscosa termina poco sotto l’alpe Amburnero di Sopra (1538 metri), in un immenso prato in dolce pendenza: i gigli bianchi dondolano gentili ovunque, pare l’Eden. Ma quello vero, non l’improbabile Paradiso terrestre mitologicamente posto tra i due fiumi, in nome del quale intere generazioni si sono scannate in passato.
Questo è il paradiso, qui ed ora:
sono solo, posso contare solo su ciò che porto nello zaino, sulla mia mente e sulle gambe. Ho davanti l’incognito, mi trovo in montagna, ho con me la musica preferita: cos’altro potrei volere?
La via di salita è di rara bellezza, da un punto di vista scenografico ed orografico.
Dall’Amburnero si compie un’ampia curva, sempre più panoramica sul Canavese, acquistando quota su prati e pascoli in fiore, fino ad uscire in cresta a poca distanza da un massiccio cocuzzolo roccioso: qui si piega sul lato canavesano, contornandolo e risalendolo su sentieri sempre ben marcati, contraddistinti da un milione e mezzo di segnali (li ho contati: giuro) poiché da queste parti la visibilità è un bene meramente accessorio.
In realtà, si sale sulla dorsale intervalliva solo dopo il Bric Paglie, a 1859 metri: la curva piega da ovest a nordovest, quindi ad ovest-nordovest, ed infine a nord. Si è accolti da un grande ometto e ci si trova su un’ampia cresta erbosa, a saliscendi, punteggiata di fiori e roccette, con un curioso affioramento di candida roccia simile a quarzo; cammino veloce, senza impedimenti e senza dover mai variare il passo, mentre ai miei fianchi si stagliano il Mucrone a destra, il Cavallaria a sinistra.
Che meraviglia.
Attraverso un vasto nevaio sul fianco biellese, appena sotto al rifugio Mombarone, che purtroppo è chiuso. Mi tengo sotto le rocce della cresta, affondando fino alla vita nella neve già fradicia; al rifugio cambio calzature, indossando gli scarponi che ho portato fin quassù nello zaino.
In pochi minuti sono in vetta alla Colma di Mombarone, a 2371 metri:
la vetta è occupata dal piccolo mausoleo cimiteriale al cui culmine, su un elevato pinnacolo, si trova una grande statua del Redentore posta nel 1900. C’è spazio, un po’ come in cima allo Zerbion; arrivo alle 10.10.
Verso nord scende e corre la cresta che porta alla bella Punta Tre Vescovi (2344), che ho salito il 12 settembre 2009, la schiena a pezzi dopo una caduta giocando con Tracey.
Da prima di arrivare al rifugio Mombarone, mi rendo conto, sto pensando sempre più spesso anche a questa seconda cima:
non è lontana dalla Colma, forse 500 metri in linea d’aria, e non ho mai percorso la cresta intermedia. Ed è così che, con grande attenzione e tenendomi ben alla larga dalle cornici restanti, inizio la discesa alle 10.30; a tratti devo abbassarmi sugli erbosi pendii orientali, per evitare sottili passaggi sull’ormai debole copertura nevosa sommitale.
Dopo venti minuti, eccomi in vetta alla Tre Vescovi; dal Mombarone qualcuno applaude.
La punta si chiama così perché segna il punto d’incontro tra tre diocesi, ovvero Aosta, Biella ed Ivrea, nonché di tre Comuni (Lillianes, Graglia, Settimo) e, aggiungo io, di tre province e probabilmente di tre curie.
Vi spicca una tavola orientativa con targhetta metallica, che recupero a dieci metri di distanza, assicurandola ex novo con qualche sasso; la giornata è bella, ma le Dame di Challand ed il Nery usciranno dalle nubi basse solo quando sarò tornato al Mombarone, mentre il Rosa non si lascerà mai intravedere.
Scorgo comunque il colle dei Giassit e la Croix Courma, il Crabun ed il Corno del Lago, l’Avic, il Revic, il Barbeston, il superbo Mars ed il piccolo Tovo, tra quest’ultimo ed il Mucrone; Biella scintilla e si perde nella foschia provocata dalla calura, mentre migliaia di tetti o vetture riflettono piccoli baluginii festosi.
Riparto alle 11.03 e torno in vetta al Mombarone dopo ventisette minuti, con calma; scendo al rifugio, ritrovo le scarpe lasciate ad asciugare, partendo alle 11.45 e rientrando alla macchina alle 14.00.
Una bella escursione, probabilmente effettuata nel suo periodo migliore.
Testo e foto di Marco