Ciaspolate Trekking Escursionismo

Bec di Nona e Monte Tovo.
Due giorni in montagna

Primo atto

In montagna, si sa, ogni lasciata è persa: come molti appassionati, risentivo ancora profondamente dei tre fine settimana di maltempo regalati dal mese di maggio 2010, che mi aveva costretto in casa sotto un incessante, sfibrante diluvio universale. Il repentino miglioramento del meteo non ammette scuse: sabato 22 si torna in montagna, finalmente.

La meta si trova al disopra di Pont-Saint-Martin e di Perloz, nella bassa Valle del Lys:

il Bec di Nona, non la quasi omonima e ben più famosa Becca di Nona ai piedi del Monte Emilius.

Video: panorama dal Bec di Nona, salendo dal Monte Parassone e dalla Punta Cialma.

Puntiamo Vers Vert insieme a tre nuovi amici, Carmen, Dario ed Elisa: la salita si rivela lunga ma non impegnativa, per un totale di 21.8 km e circa 1200 metri di dislivello, attraverso scenari naturali di rara bellezza, in cui la presenza umana si è da secoli inserita in modo sobrio e consapevole.

Sul lato opposto della valle spiccano, maestose, cime più elevate e possenti:

innanzitutto il Monte Crabun, il Lose Bianche ed il Lars d’Arvé arroccati ai piedi delle colossali piramidi delle Dame di Challant, come segugi ai piedi di una nobildonna trecentesca in un antico arazzo. La Punta di Prial, invece, rimane celata; di fianco al Crabun, dando l’illusione di una doppia cima, spunta la turrita e massiccia sagoma sommitale del Corno del Lago, Siahuare o Bec des Allemands.

Tutte queste vette sono relativamente poco frequentate e regalato il sapore unico, raro ed assolutamente privato, di escursioni in ambiente selvaggio e lontano dalla civiltà, dal fondovalle, dai sentieri battuti e segnalati.

Le amo profondamente, le cerco istintivamente ogni volta che mi viene concesso il privilegio di tornar “su”.

Il Bec di Nona è alto 2085 metri, punteggiato di coraggiosi fiori pionieri, ed oppone una fiera pendenza nell’ultimo tratto. Saliamo di nuovo il Mont Parassone (1809) e l’erbosa sommità della Ciarma (1927), piccole cime satelliti lungo la cresta occidentale del Bec: la giornata è stupenda, il panorama esteso fino al Monte Rosa, al Voghel, alle cime valsesiane e biellesi, ai mille alpeggi del Lys ed alla loro storia segreta.

Una giornata di vento, sole ed erba nuova, nel profumo e nella bruciante, struggente frenesia del ritorno in montagna. E non era ancora finita.

Testo e foto di Marco

www.varasc.it

A proposito dell'autore

Elena

Amo andare in montagna perché casa e ufficio mi stanno stretti. In montagna il sentiero è l'unica via da percorrere, il fiato non si spreca in parole inutili ma bisogna conservarlo e per arrivare in cima basta mettere un passo dietro l'altro. Vado in montagna perché cieli e panorami si fondono e confondono in forme e colori sempre nuovi, come sentimenti che si aggrovigliano inconsciamente come i colori sulla tela su cui dipingo, i pixel sul monitor in ufficio e la luce nell'obiettivo della mia macchina fotografica. Forse è per questo che in quota telefonini e internet funzionano a singhiozzo, è la natura che ti dice: "Lascia il lavoro a valle, stai con gli amici e con chi ami, stai con gli animali, stai con te stesso. Non ti serve nient'altro.

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